Adèl Tirant è un’esuberante cantante, attrice e performer, nata a Nizza di Sicilia (ME), dalla personalità stravagante e sorprendentemente originale. Il 30 maggio è uscito in radio il suo singolo Un homme qui me plait comme toi, estratto dal disco d’esordio Adele e i suoi eroi, trattante di una delusione d’amore che, vissuta con leggerezza e ironia, diventa una sorta di paradosso da analizzare con umorismo e distacco.
Durante la sua carriera, l’artista ha sempre manifestato un’attenzione per la canzone popolare, francese, sudamericana e siciliana, per la canzone d’autore italiana anni Sessanta e per il blues. Interprete di testi tedeschi anni Venti, tradotti in italiano e riarrangiati in chiave new wave anni Ottanta insieme al musicista Giovanni Paolo Liotta, finalista di numerosi concorsi musicali tra cui Gli ascolti del Tenco, semifinalista a Musicultura, ha partecipato anche a programmi web di Radio Rai e collaborato con talenti cinematografici come Giuseppe Tornatore, Michael Radford e Rildey Scott. Nel 2016, inoltre, ha vinto il premio come migliore interprete al concorso Ugo Calise Festival diretto dal cantautore, compositore e produttore discografico Giovanni Block.
Per comprendere meglio chi è realmente Adèl Tirant e per approcciare alla sua musica, riportiamo di seguito l’intervista rilasciataci.
Adèl, partiamo dal tuo ultimo singolo. Come mai la scelta di un video così particolare ambientato sott’acqua?
«Perché amo il mare e sogno da sempre di essere una sirena, un po’ mi sento tale, in realtà. La tecnica di animazione usata da Umberto Petrocelli nel video consente questi voli immaginifici e io amo viaggiare con la fantasia.»
Perché l’uso del francese nel pezzo e a cosa si ispira il testo?
«Mi piaceva il suono del titolo più in francese che in italiano, dà un tono maggiormente ironico al tutto. Inoltre, è un’esigenza che deriva dai miei ascolti che vanno da Gainsbourg a Piaf, da Trenet a Zaz. I restanti brani del disco non sono tutti in francese, però. C’è solo una citazione, la mer di Trenet, nella mia canzone Non c’è che mare. Il testo del singolo, invece, è ispirato a una vicenda amorosa finita male, che io ho trasformato in un divertissement.»
Qual è la tua idea sull’amore e come influenza Un homme qui me plait comme toi?
«L’amore non ho ancora capito se sia una fiamma che brucia e ti consuma o un viaggio armonioso e tranquillo con un altro essere. In questa canzone non c’è proprio un amore, ma una cotta iniziale, qualcosa su cui poi si ride su con gli amici.»
Il disco, in uscita in autunno per l’etichetta Soter, è intitolato Adele e i suoi eroi. Da dove deriva questo nome?
«Ho fatto lo scorso anno una campagna di Musicraiser per raccogliere i fondi e registrare il disco, gli eroi sono coloro che hanno comprato l’album a scatola chiusa, duecento persone e più che mi hanno permesso di realizzare questo sogno. Non ho ancora fatto altri singoli, ma sto pensando già al secondo.»
Progetti futuri e collaborazioni passate con artisti di rilievo che hanno portato alla concretizzazione e alla realizzazione effettiva di questo lavoro?
«Progetto futuro cercare di fare un bel tour per portare dal vivo nelle città italiane la mia musica. Questo disco vede l’arrangiamento e la produzione di Giovanni Block, artista che ho conosciuto tanti anni fa in uno spettacolo che facevamo insieme. Lì ci siamo stimati e poi, quando ho dovuto scegliere un arrangiatore, ho scelto lui per la sua bravura e la precisione di quadrare le canzoni, nonché per molti gusti che ci accomunano negli ascolti.»
I personaggi dei video, l’ambientazione e i trucchi che usi sono piuttosto caratteristici. È tutto parte del personaggio creato o, al contrario, una sorta di critica alla scelta di alcuni cantanti che vogliono essere stravaganti ed eccentrici a tutti i costi?
«Io penso che chi è artista crei dei modi stravaganti e alternativi di vedere le cose, da qui l’eccentricità dell’immaginario. Poi, mi piace l’arte figurativa, il trucco e il costume, ho modo di sperimentare ciò nelle mie performance dal vivo, mi piacciono i trasformativi come David Bowie o Lady Gaga, mi sento vicina a questo modo di vedere l’artista musicale come un istrione in trasformazione e un essere che fa sognare.»