“Qual è stato l’ultimo libro che hai letto?” Questa domanda possiede un posto d’onore nel carnet di quelle che ci rivolgiamo reciprocamente, con frequenza più o meno alta, nelle nostre conversazioni quotidiane e per la quale abbiamo, quasi sempre, una risposta più o meno pronta. E se invece qualcuno ci chiedesse “Qual è stato l’ultimo fumetto che hai letto?”
La maggior parte delle persone potrebbe esitare un po’. Tendenzialmente si finisce per associare il concetto di “fumetto” all’adolescenza, se non addirittura all’infanzia, quindi le risposte finiranno per riguardare i soli, seppur rispettabilissimi, Topolino, Paperinik, PK e affini.
Eppure il mondo grafico-inchiostrato del fumetto è infinitamente più ampio dei soli albi acquistabili in edicola.
A dimostrarcelo e ricordarcelo annualmente, interviene una delle fiere del fumetto più importanti sul territorio nazionale – la più rilevante del Mezzogiorno – che, da ormai più di una decade (la prima edizione risale al 1998), richiama a sé giovani, giovanissimi e meno giovani, curiosi, appassionati e non, attirandoli da ogni parte d’Italia nella metropoli partenopea: il COMICON.
Oramai appuntamento annuale fisso – e ardentemente atteso da molti – con durata media di quattro giorni, il salone internazionale del fumetto “Napoli COMICON” rappresenta uno degli eventi culturali aggregativi che ha registrato maggior affluenza e, soprattutto, maggior affluenza giovanile, in territorio partenopeo.
Lo scorso 28 novembre, la Seconda Università di Napoli ha presentato, nell’Aula Magna del Dipartimento di Economia, un report dal titolo “Effetto COMICON”, a conclusione di un’analisi condotta durante l’ultima edizione dell’evento per determinarne l’impatto economico sulla città. I dati emersi sono risultati positivi sotto molteplici punti di vista.
Oltre al numero cospicuo di visitatori – circa 118.000 – in continua crescita, lo studio ha attestato che più della metà di essi proveniva da fuori Napoli e da altre regioni, più precisamente da Lazio, Puglia e Lombardia con delle piccole compagini estere, perlopiù da Francia e Germania. Inoltre, è emerso che la partecipazione è, nella maggioranza dei casi, continuativa nel tempo e non limitata a una singola edizione. Quest’ultimo dato è valido anche per la maggior parte degli espositori che si dichiara soddisfatta e pronta a partecipare nuovamente.
Tutto ciò è stupefacente se si pensa a come è nato il COMICON di Napoli, cioè dalla passione comune di un gruppo di giovani capaci e volenterosi di rilanciare l’interesse per il genere narrativo del fumetto, del fumetto d’autore e del romanzo grafico (graphic novel) che non attraversava un momento particolarmente florido nell’Italia degli anni Novanta, dopo i fasti del ventennio precedente, a opera di fumettisti come Attilio Micheluzzi, Mario Boselli e Hugo Pratt.
Tra gli interventi dei vari relatori, il racconto del Presidente del Napoli COMICON, Claudio Curcio –straordinaria scintilla primigenia dell’iniziativa – ha infatti dimostrato con efficacia che la passione, seppur affiancata da giuste dosi di capacità, aiuto, perseveranza e una spolverata di fortuna, resta ancora il cuore pulsante – e longevo – delle iniziative più riuscite e più valide, a prescindere dal campo e dal territorio in cui ci si sta muovendo.
L’intero fenomeno quindi, con l’insieme di capitale umano e monetario che riesce a mobilitare, appartiene di diritto al genere di iniziativa che sostiene quell’auspicabile “ripresa” del settore turistico – così come del terziario in generale – che finalmente sembra star investendo il territorio campano, del quale Napoli si conferma come uno dei nuclei vitali e propulsori. La città riesce infatti ad attirare turisti, oltre che per i suoi patrimoni artistico-culturali visibili tutto l’anno, anche attraverso veri e propri rendez-vous tematici che si snodano lungo periodi di tempo delimitati e precisi, manifestandosi sottoforma di code smisurate all’ingresso della Mostra D’Oltremare in primavera – nel caso del salone del fumetto – ma anche di centinaia di curiosi e infreddoliti nasi all’insù che ammirano il chiacchierato “gigante di ferro” del lungomare, N’Albero, divenuto uno dei protagonisti del Natale partenopeo di quest’anno.