Dal 2014 al 2016 sugli schermi di quasi l’intero pianeta è stato possibile intrattenersi guardando la serie TV Penny Dreadful. Girata nella Dublino di oggi, ma ambientata nella Londra del 1891, la serie si caratterizza per il suo essere un vero e proprio pastiche postmoderno in cui diversi personaggi letterari interagiscono tra loro. Tra questi, anche il dottore nato dagli incubi e dalla fantasia di Mary Shelley: Victor Frankenstein, la cui rappresentazione è alquanto fedele, seguendo il prototipo che si trova tra le pagine del romanzo gotico Frankenstein, o il moderno Prometeo.
Bisogna ricordare che anche se il libro prende il nome dal giovane scienziato che cerca faustianamente di travalicare i limiti del sapere, suo co-protagonista è la Creatura a cui dà vita in uno dei suoi esperimenti. Sin dall’uscita dell’opera di Mary Shelley, quando si nomina il Dr. Frankenstein è naturale, quindi, parlare della Creatura. Per questo, John Logan comprende che non può prescindere dal dare una sua rappresentazione anche di quello che tutti comunemente definiscono erroneamente il Mostro di Frankenstein.
Quando la moglie del poeta Percy Bysshe Shelley lo ideò, decise di dotarlo di tre caratteristiche principali: la bruttezza, l’anonimato e l’eloquenza. La prima delle caratteristiche si evinceva dalle sembianze del personaggio, fatto di membra provenienti da cadaveri diversi, e dal suo gigantismo. Tale deformità e l’anonimia – suo padre non lo battezzerà mai nel corso della storia – sono i due elementi che nel racconto lo relegano al di fuori dalla società: il rifiuto che gli riserva Victor Frankenstein diventa il primo dei tanti che la Creatura deve subire per il suo aspetto fuori dall’ordinario. L’isolamento forzato a cui l’Essere è costretto, quindi, lo porta a compiere atti turpi che fanno sì che venga visto come un mostro. Tuttavia, la terza delle peculiarità che lo contraddistingue contrasta con questa mostruosità: la sua oratoria eccezionale lo identifica come un essere pensante, ma soprattutto sensibile, capace di provare i sentimenti più sublimi.
Il ritratto della Creatura in Penny Dreadful è alquanto fedele a quello che se ne fa nel libro. Facendo un passo avanti rispetto a coloro che precedentemente avevano dato la loro interpretazione di questo personaggio, l’ideatore dello show nel suo adattamento è riuscito a mantenerne inalterati i tratti fondamentali. Per la raffigurazione fisica, ad esempio, i canoni seguiti sono quasi del tutto quelli presentati nel romanzo. Infatti, anche Caliban – questo è uno dei nomi che la Creatura acquisisce nel corso della serie – come la sua controparte cartacea si caratterizza per la pelle giallognola, i capelli e le labbra scuri, i denti bianchissimi. Nonostante tali affinità, però, tra le due Creature c’è un elemento che le distingue l’una dall’altra: la statura dell’Essere viene ridimensionata. Caliban non si presenta come un gigante, alto due metri e mezzo, ma solamente come una persona molto alta dalla presenza massiccia. John Logan, pur attenendosi alla descrizione fisica data da Mary Shelley del personaggio, nella serie ne riduce le fattezze sottraendogli una delle caratteristiche che più contribuiscono alla mostruosità nel romanzo. La statura di Caliban viene diminuita così da permettergli di camminare indisturbato tra la gente e interagire con gli altri protagonisti che, più che per le sue dimensioni eccessive, provano repulsione per le cicatrici che ne cospargono il corpo e ne segnalano il carattere composito.
Si è già detto che nel libro la Creatura è caratterizzata dall’anonimia e che tale anonimato è per diversi critici simbolo dell’impossibilità di integrazione nella società. Anche all’interno del serial, dunque, il personaggio non riceve un battesimo dal suo creatore che lo lascia vagare innominato, provocandone l’imbarazzo quando l’impresario teatrale che lo assume gli domanda di presentarsi. È proprio in questa occasione che per la prima volta la Creatura viene resa nota come Caliban, un nome ispirato al personaggio del romance shakespeariano The Tempest, a indicare per lui un modo per integrarsi nella comunità. Nel corso della seconda serie, Caliban sceglierà di farsi chiamare John Clare, come l’inetto poeta inglese, per sottolineare come condivide con questa figura il destino dell’esclusione dalla convivialità sociale.
Penny Dreadful fa un passo avanti nella rappresentazione della Creatura divergendo dagli adattamenti cinematografici, televisivi e teatrali fatti finora, che l’hanno sempre delineata come un essere muto o che non riesce a pronunciare altro che grugniti. Nella serie, invece, è l’Essere eloquente di Frankenstein: padroneggia in maniera eccellente il linguaggio producendo discorsi dotati di una retorica fuori dall’ordinario. Penny Dreadful riesce quindi a mantenere inalterato quel contrasto tra mostruosità fisica e capacità locutorie che definisce la Creatura in quanto personaggio letterario e che nel serial viene ben sintetizzato nella scena di Grand Guignol (1.06) in cui Frankenstein rinuncia a uccidere il suo primogenito, dopo che questo ha espresso in maniera poetica tutto il dolore da lui provato e la repulsione che sente nei suoi stessi confronti.
L’eloquenza diventa il vero mezzo attraverso cui John Logan umanizza un personaggio che fino a questo momento è sempre stato un mostro, la delicatezza con cui usa la parola lo rende estremamente umano, forse il più umano tra i personaggi del serial, lo dota di una sensibilità che si fa più pregnante nel corso della storia e che si manifesta anche nella passione che il personaggio mostra per la poesia e per tutte le figure inadatte alla vita che incontra. Sembrerebbe che all’interno di Penny Dreadful si riesca a dare uno dei più veritieri ritratti della Creatura sheilleyana, riuscendo da un lato a mantenere immutata la sua ambiguità morale e dall’altra a mostrarne un’umanità che è stata per troppo tempo celata.