*Contributo a cura di Emilia Rosati, Vicepresidente Comitato Nazionale per il Diritto alle Origini Biologiche
C’è attesa per conoscere i dodici libri che entreranno nella lista finale del Premio Strega. Spetta al Comitato del premio, infatti, scegliere i titoli che si disputeranno l’edizione 2018 sia tenendo conto delle segnalazioni degli Amici della Domenica, sia sulla base di valutazioni proprie che potranno eventualmente integrare l’elenco iniziale.
Abbiamo avuto modo di leggerne uno dei più quotati, che ci ha interessato per la particolarità dell’argomento, una storia avvincente, quasi un giallo di famiglia, e, al contempo, un atto di denuncia sociale rispetto a un diritto fondamentale dell’uomo, ancora oggi misconosciuto dalla legge italiana.
Ho avuto il piacere di intervistare l’autore, Mario Collarile, e di porre a lui le domande che, credo, chiunque si faccia dopo la lettura della sua opera.
Che tipo di romanzo è Il terzo padre?
«È un giallo vissuto da Pia, una donna adottata, che a cinquant’anni va alla ricerca del suo passato e delle sue origini biologiche.»
Quali sono, quindi, le tematiche trattate?
«Il romanzo è tutto al femminile, tratta della condizione della donna di oggi raffrontata con quella di cinquant’anni fa, ponendo al centro il dramma che vivono tante persone che sono state adottate e non conoscono le loro origini. La tematica è di assoluta attualità: la riforma della legge sulle adozioni era, infatti, nel calendario parlamentare prima dello scioglimento delle Camere.»
Dov’è ambientato il racconto?
«Lo sfondo è quello di Napoli, su cui si aprono numerosi squarci che ce la raccontano nei suoi diversi aspetti, cogliendone l’anima della tradizione e di un particolare ambiente vomerese, dove l’empatia e la signorilità si intersecano a cliché borghesi e silenzi volti a coprire le apparenze che si vogliono mantenere integre, talvolta anche a scapito della verità.»
Chi sono i protagonisti?
«Sono tre signore di cinquant’anni, una diversa dall’altra: l’adottata, un’insegnante che impersonifica l’Emotività, l’avvocatessa, che è la Razionalità, e l’amica dall’umorismo costante con l’hobby dei dolci; tre donne completamente differenti, ma proprio per questo ben assortite, che formano un terzetto, la P3, che si avventura in una serie di indagini non sempre nei confini della legalità.»
È una storia vera?
«Ma certo, anzi sono più storie vere intrecciate tra loro. I personaggi sono presi dalla realtà anche se hanno nomi inventati e si muovono in ambienti diversi dai loro. La vicenda raccontata e le avventure di contorno riportano una realtà che è sempre più sconcertante di qualsiasi immaginazione.»
Ha voluto compiere anche un’opera di denuncia sociale?
«Senz’altro. Credo che il diritto alle origini biologiche sia un diritto irrinunciabile per ciascun cittadino e, considerate le positive espressioni della magistratura, sono convinto che, al più presto, il nuovo Parlamento dovrà legiferare sull’argomento.
Nel libro viene citato il Comitato Nazionale per il Diritto alle Origini Biologiche, e questo lo rende particolarmente aderente all’attualità. Come è venuto a conoscenza del lavoro di questa organizzazione?
«Chiunque si interessi alla questione non può prescindere da questo comitato, fondato nel 2009, che da allora, e per due legislature, ha messo a disposizione tutte le proprie forze al fine di modificare una legge ingiusta, diventata popolare come la legge dei cento anni. Credo che esso, unico movimento in Italia che mira direttamente a ottenere una normativa più giusta, vada fatto conoscere e sostenuto. Spero di aver contribuito anche attraverso il libro.»
Mi dice un motivo per acquistare Il terzo padre?
«Non uno, ma tre: il primo perché è un giallo che si legge tutto d’un fiato, anzi è consigliabile di non iniziare la lettura di sera altrimenti si rischia di passare la nottata in bianco; il secondo perché racconta una napoletanità fatta di simpatia, umorismo, cuore e genialità, che sfata tante leggende metropolitane; il terzo perché il racconto è avvincente e coinvolgente, sempre sul confine tra il tragico e l’ironico.»
A questo punto non ci resta che augurarci che l’opera ottenga il riconoscimento che merita, per il singolare intreccio tra cronaca e avventura che ne decreta l’originalità, e per la piacevolezza della lettura. E, mi sia consentito di aggiungere, anche per rendere merito a un autore che festeggia i suoi ottant’anni con questo eccellente romanzo, degno della freschezza e della lucidità di un giovane autore.