Il gioco d’azzardo è uno dei temi più divisivi: le posizioni su di esso sono polarizzate e spesso estremizzate, e l’inevitabile conseguenza è un’analisi ben poco approfondita dell’intero comparto, che è invece caratterizzato da diverse sfaccettature e da delicati aspetti.
Un recente studio analizzato in profondità dal team di Giochi di Slots rileva, ad esempio, come i non giocatori abbiano una percezione chiaramente distorta del mondo del gioco pubblico, verosimilmente a causa di una scarsa conoscenza della materia e dell’ingerenza di influenze negative da parte dell’opinione pubblica.
Un lauto apporto a questa tendenza giunge dai mass media, ma anche da esponenti politici di ogni colore, che talvolta si esprimono per luoghi comuni e stereotipi, con il risultato di una banalizzazione di complicati concetti che vengono poi assimilati dai singoli cittadini.
È lo stesso sondaggio analizzato da Giochi di Slots a dirci quali siano gli esiti che si riflettono sul campione intervistato, idealmente suddiviso nelle due macrocategorie nelle quali ognuno di noi automaticamente tende ad auto-inserirsi: giocatori e non giocatori. I primi si sentono accusati, messi all’angolo e discriminati, nonostante pensino di non fare nulla di male, accedendo a giochi autorizzati per concessione statale e che generano pure gettito che va a finire dritto nelle casse dell’Erario. I secondi, di contro, hanno una percezione del tutto alterata dei primi, appiattita sul cliché del giocatore patologico o frequentatore di bische clandestine, in linea con le immagini promosse dalle storie che compaiono su grandi e piccoli schermi.
La realtà è invece ben diversa: pur esistendo risvolti patologici e problematici del gioco – aspetto innegabile e anzi meritevole di particolare approfondimento, nonché di politiche dedicate – non si può ridurre un comparto che nell’anno più nefasto ha generato 88,38 miliardi di raccolta, secondo i dati del Libro Blu 2020 di ADM, a quella che è in realtà la rappresentazione di una piccola fetta di una torta molto più grande.
In base alle risposte collezionate nel corso dell’indagine cui abbiamo accennato, sono state stilate 5 differenti identikit di giocatori in grado di fornire una più precisa differenziazione dei fruitori di questo così chiacchierata fetta di mercato.
Il primo modello che è stato delineato è quello del non giocatore: è una persona che vive la propria quotidianità con molta prudenza e che non spende il proprio denaro in alcun genere di gioco. È però anche una persona che conosce molto approssimativamente il mondo del gioco, verso il quale non nutre alcun interesse. A fare parte di questa porzione di intervistati è il 36% dei soggetti coinvolti nel sondaggio.
Il 21,4% è invece rappresentato dai giocatori di lotterie: ecco un primo passo verso la normalità, con cui un fantomatico giocatore d’azzardo si avvicina sempre più al nostro quotidiano. Più attempato della media (over 64 che concorrono al 25%) e più facilmente donna (23%), questo identikit può condurci a una zia o una nonna di una famiglia qualsiasi, ma anche al padre di famiglia che in fila prima di noi all’autogrill decide di tentare la sorte con un biglietto da 5 euro.
I giocatori di questo gruppo non partecipano ad altri giochi in denaro diversi dalle lotterie e non si considerano dei gamblers, ma persone che decidono, di tanto in tanto, di tentare la fortuna con un piccolo investimento (o dispendio, a seconda del punto di vista) di denaro.
La fetta più piccola (9,4%) è rappresentata da coloro che giocano a tutto tranne che alle lotterie: più spesso uomini, più frequentemente giovani, hanno un’apertura al rischio più marcata e sono contrari alle limitazioni di legge che vengono imposte sui giochi, nella convinzione che il limite sia un’incombenza del singolo, che deve sapersi autolimitare.
Gli ultimi due profili individuano le categorie dei “grandi giocatori” che spaziano fra i vari giochi con vincite in denaro. La soglia distintiva è individuata nei 20 euro mensili: il 19% ne spende meno, mentre il 14,3% ne spende di più.
Quest’ultimo 14,3% ama il gioco d’azzardo e l’effetto adrenalinico che può sortire ed è chiaramente più aperto al rischio: al contrario di quanto diffusamente ritenuto, questa categoria è una di quelle con meno problemi economici e, anzi, con maggiore disponibilità di denaro delle altre categorie.
Ecco quindi che, per quanto rudimentale rispetto alla delicatezza del tema, una semplice schematizzazione può fungere da valido strumento tramite il quale potersi approcciare a un mondo che per molti è del tutto oscuro. D’altronde, come in qualsiasi altro aspetto della vita, vale la legge fondamentale che solo una approfondita conoscenza può portare a formulare pareri autorevoli e opinioni più realistiche. Che potranno essere le giuste fondamenta per una corretta gestione, nell’ambito sociale e politico, di materie così articolate e complesse come quella del gioco pubblico che rappresenta una realtà più che diffusa nella nostra penisola.