L’unica consolazione per la sua eventuale dipartita è che finalmente non vedremo più in televisione Montalbano, un terrone che ci ha rotto i coglioni almeno quanto suo fratello Zingaretti, segretario del Partito democratico, il peggiore del mondo.
Così conclude il suo articolo il direttore editoriale di Libero, che ha voluto dedicare un pensiero al celebre scrittore in queste ore sospeso tra la vita e la morte. Ha dato il meglio di sé, il signor Feltri, con il suo stile sempre improntato al killeraggio mediatico sul quale ha costruito tutta la carriera, una strategia quasi sempre al servizio di una causa gradita agli amici e utile a tenere a galla quella carta stampata in caduta libera, viva ancora a fatica.
Parole volutamente provocatorie e volgari che hanno fatto il giro della rete, proprio come nelle intenzioni del borioso direttore, e raccolte da Maurizio de Giovanni che ha duramente replicato: Per avere “i cog… rotti”, bisogna averli. E se fosse Lei ad averli rotti a tutti? Che vigliacco a dirlo adesso, che non può rispondere. Ma ci siamo noi. Parole che hanno provocato anche la dura reazione di alcuni giornalisti, tra i quali Sandro Ruotolo che si è autosospeso dall’Ordine chiedendo la radiazione del collega.
Feltri, si sa, non è nuovo a espressioni e titoloni offensivi che, se non amplificati dai leoni da tastiera in vena di scoop, passerebbero inosservati data l’inconsistenza della diffusione del giornale. Tuttavia, è inevitabile, ormai, che tutto si propaghi attraverso la rete e quanto peggiore è il messaggio, tanto più i soliti imbecilli inondano di commenti che definirli porcate risulta quasi un complimento, tutti a voler superare il maestro in quanto a volgarità e linguaggio da bettola.
Andrea Camilleri, quindi, andava solennemente offeso anche in questa occasione per aver più volte espresso la propria preoccupazione per il clima di tensione e di violenza, non solo verbale, a opera di chi delle istituzioni dovrebbe garantire la difesa in nome di una Costituzione continuamente vilipesa, come se non bastasse mettendoci dentro anche il segretario del Partito Democratico, fratello del noto e bravo attore interprete di Montalbano, proprio per chiudere il cerchio di un’appartenenza politica comunque inaccettabile per il Feltri-pensiero.
Nulla di nuovo, dunque, se non lo sdegno e la riprovazione per l’ennesima becerata tanto cara a quella prostituzione intellettuale mai fine a se stessa, sempre mirata e mai casuale, tipica di un giornalismo servile annoso che, purtroppo, sta prendendo piede anche online. Grandi gruppi editoriali padroni di un’informazione a libertà condizionata capace di sostenere la politica del nulla nella demolizione continua e perseverante di quella fuori dal coro a servizio delle comunità in contrasto con gli interessi degli imprenditori padroni dell’informazione stessa.
Encomiabili talune reazioni, anche se soltanto dal valore simbolico, come quella dell’ottimo Ruotolo, e dal valore affettivo, come quella dello scrittore napoletano in difesa del rispetto dovuto non solo a un grande esponente della nostra letteratura contemporanea, ma a qualsiasi uomo in particolare in condizioni di pericolo di vita e in stato sofferente.
La condivisibile iniziativa di Sandro Ruotolo, inoltre, è maggiormente apprezzabile per la coerenza di un giornalista a rischio, come tanti altri minacciati non solo dalla criminalità, ma anche da qualche istituzione a cui spetterebbe tutelare la libertà di pensiero e i giornalisti, evitando i continui ricatti di abolizione di scorte ritenute, non si comprende secondo quale metro di giudizio, superflue.
Da parte degli intellettuali, invece, sarebbero apprezzabili maggiore coraggio e prese di posizione forti nei confronti di chi mina la libertà di espressione e attenta alla sicurezza dello Stato, individuando di volta in volta il nemico inesistente da combattere creando contrapposizioni che un comico, se non tragico, capogruppo dei sovranisti tedeschi dell’AfD, Beatrix Von Storch, vorrebbe premiare con il Nobel per la Pace, ovviamente sommerso da una colossale risata generale.
Non giova, in contesti come quelli che tragicamente viviamo, porsi in maniera neutrale al cospetto di eventi che richiederebbero la mobilitazione della parte pensante del Paese che deve uscire allo scoperto, invece di evitare talvolta anche interviste per domande ritenute forse scomode da parte di quel giornalismo trasparente e corretto, perché proprio il silenzio è il punto di forza della sopraffazione da parte di chi arriva addirittura a ritenersi meritevole non di un Nobel per l’odio, per la xenofobia, per il razzismo, ma addirittura per la pace.
Una voce libera come quella di Andrea Camilleri, purtroppo sempre più rara e capace di metterci la faccia, oltre ai grandi meriti letterari, ha quello di aver sempre testimoniato la libertà e il rispetto delle regole fondamentali della convivenza civile, è un faro per le giovani generazioni, come i tanti che hanno con coraggio puntato il dito nei confronti di quanti parolai e venditori di fumo hanno portato questa nostra cara Italia sull’orlo di un baratro non solo economico, ma soprattutto sociale dove la politica mediocre ha avuto il sopravvento. Una politica che occorre spazzare via con tutto quanto la sostiene, compresa l’informazione. E Vittorio Feltri.
Certo che è stato duro Feltri nella sua ignobile uscita, solo chi ha potere mediatico e un piede alla fossa si può prendere l’agio di liberarsi dai tormentoni in questo modo.
Lo stesso Camilleri, in una intervista disse che preferiva lavorare sul sequel del poliziotto Montalbano, poiché aveva già tutto preparato: location, personaggi e comparsate, bastava solo organizzare una sceneggiatura e andare avanti.
Certo non era il momento questo di tirar fuori questa lamentela in questi modi beceri, ma sta di fatto che non se n’è può più di scrittori che, trovata la via del ricorrente personaggio, non faccia uno sforzo senza emettere il solito peto.
È palese che è il danaro e la molla principale di questa pretesa arte.