Andando indietro nel tempo scopriamo l’esistenza di un filo indissolubile che lega la letteratura al passato, fornendo a essa la forza che le permette di perdurare e rappresentare una base per le opere future. Ogni opera, infatti, non è mai del tutto originale ma riprende sempre da altre, anche se con una diversa concezione del pensiero che le dà vita e un stato d’animo che è tipico di chi scrive. Ma vi siete mai chiesti quali sono gli autori, i poeti e i testi che rappresentano quello che potremmo definire il fondamento del libro che amate? Quello che portate sempre con voi, o che tenete sul comodino, per sfogliarlo e risfogliarlo tanto da non consentire alla memoria di dissolverne le tracce?
Ogni libro è frutto delle esperienze passate e dei classici che illuminano le traiettorie dei nostri pensieri, permettendoci di intraprendere la giusta strada e fornendoci gli strumenti della letteratura nella sua forma più pura. Come afferma Carola Susani – scrittrice e docente di scrittura narrativa –, quando ci troviamo a confrontarci con questi scrittori ci sembra quasi di aver vinto la morte, ergendoci agli alti capi della scrittura e divenendo quindi immortali. A tal proposito, potremmo riprendere le parole dello scrittore David Foster Wallace che sembra innalzarsi dinanzi alla potenza di quanto messo per iscritto: La letteratura e la poesia riescono a farmi sentire umano, a eliminare quel senso di solitudine, a mettermi profondamente e significativamente in comunicazione con un’altra coscienza, in una maniera del tutto diversa da quanto riescano a fare altre forme d’arte.
Da sempre, gli scrittori si rifanno a qualcun altro, a un poeta che, come Virgilio per Dante, possa rappresentare un sostegno indispensabile a cui aggrapparsi quando il filo che conduce la poesia e la letteratura sembra farsi sottile, un modo per sconfiggere il panico di trovarsi soli con la penna e il foglio, perché il letterato ha sempre, dentro di sé, o forse sul comodino, un libro vecchio o nuovo a cui fare affidamento. Ma guardiamo alla cultura letteraria come a un posto che ha tanto a che vedere con il gioco. In particolare, essa potrebbe essere paragonata agli scacchi: più la scacchiera è ben delimitata, più le mosse sembrano infinite. Allo stesso modo, come afferma sempre Carola Susani, quando inizi a scrivere e a raccontare una storia devi sapere come chiudere una partita. Un libro presenta sempre un inizio e una fine, limiti fra i quali si intrecciano e si districano quelli che abbiamo definito fili del racconto passando da una parte all’altra e tendendo a creare delle storie. È un procedimento continuo e senza fine, quello della scrittura, una giostra che continua a girare su se stessa, come quella dell’ultimo libro di Fabio Stassi (Con in bocca il sapore del mondo – minimum fax) che custodisce sogni, storie passate e mai cancellate, che continuano a volteggiare seguendo il flusso armonico dei pensieri. Così, a proposito di libri dietro ai libri, lo stesso Stassi racconta del suo ingresso all’interno dell’ambito letterario, che avvenne già dalla primissima infanzia: Quando ero piccolo ero molto timido, così mio padre mi disse di andare a comprare l’album di figurine Panini con tutti i calciatori. A quei tempi, abitavo proprio sopra al mercato di Trastevere e, forse, per un gioco della sorte tutti gli album dei calciatori erano terminati. Dunque mi ritrovai a comperarne uno in cui collezionare le figurine dei personaggi più significativi del Rinascimento. Da lì è nata la mia passione per la storia, materia in cui mi sono laureato diversi anni più tardi.
La passione per la storia, così come la passione per la letteratura e la lettura, fa notare lo scrittore siciliano, iniziano a emergere sin dalla più tenera età. Un libro, infatti, ci permette di proiettarci in un mondo diverso dal nostro, in cui si nascondono esseri anche mitologici ed eroi che ci consentono di sognare a occhi aperti. Trovarsi a sfogliare un libro dovrebbe divenire un’abitudine e così, come quando apriamo un ombrello in vista di un temporale, dovremmo aprire un libro in vista di una pioggia di conoscenze ed emozioni in più, che non fanno mai male. Ciò che dovrebbe essere fondamentale per i giovani di oggi, come affermava anche lo scrittore Pier Vittorio Tondelli, è iniziare a scrivere e a raccontare le proprie storie, non aspettando che qualcun altro, che sia un autore acclamato o un poeta apprezzato, lo faccia per noi. Negli ultimi anni, non a caso, si è assistito a un dilagare sempre più frequente di corsi di scrittura. Ma questi possono realmente avvicinare lo scrittore alla penna? Per Stassi, sono più i gruppi di lettura a dover essere incoraggiati, soprattutto in un’Italia in cui – come mostrano i dati statistici – aumentano i libri stampati e diminuiscono le persone che leggono: I gruppi di lettura penso siano una delle esperienze più belle per stare insieme e parlare perché il libro deve essere anche un pretesto per parlare, cosa che noto anche quando sono in giro per discutere dei miei romanzi.
Ma non finisce qui, tant’è che dietro al suo ultimo lavoro, Con in bocca il sapore del mondo, tratto dal programma televisivo L’attimo fuggente, andato in onda su Rai 5, lo scrittore siciliano fa parlare in prima persona grandi poeti del passato, da Cardarelli a Montale, passando per Leopardi, D’Annunzio e molti altri, fino a mutare la sua voce in quella di Alda Merini. Attraversa, dunque, svariate biografie e autobiografie, ricavando dai loro testi e dalle loro liriche il significato più profondo delle loro sofferenze passate, delle vite intricate e dei loro amori che si tratteggiano in ogni singola parola di ciascuna riga. Immedesimarsi in diversi poeti, entrando a far intimamente parte delle loro esistenze e indossandone i panni, permette di conoscere una realtà altra che scopre le parole da quel velo di mistero a cui spesso non poniamo attenzione. È stata la scelta di campo per imparare a essere uno scrittore.
Ciò che è vitale, per immergersi in questo mondo, è sapersi reinventare e inventare storie laddove troviamo una sola pagina bianca, come nel caso della biografia di Charlie Chaplin – a cui Stassi dice di aver fatto riferimento – che presenta un capitolo mancante in cui avrebbe dovuto emergere un’ambientazione circense, un buco nero che sottolinea più volte l’ambizione e la necessità di raccontare qualcosa, di procedere in questa linea infinita che è poi la letteratura. Carola Susani, allo stesso modo, stabilisce una sorta di continuum temporale con le opere dei grandi classici del passato quali Shakespeare e Mary Shelley, che si intersecano irrimediabilmente con le sue idee, desunte poi all’interno del libro La prima vita di Italo Orlando (minimum fax), un personaggio misterioso giunto in Sicilia di cui non si sa niente. Un’opera che rivela una tematica ricollegabile con quello che fu il progresso scientifico settecentesco, ponendo la visione della letteratura come visione del reale: La letteratura realistica è molto più complessa di quanto essa sembri, presenta una sete nel dover restituire porte e finestre.
L’elemento fantastico permette al lettore e all’autore di respirare e capire di più riguardo al mondo che ci circonda rendendoci parte integrante di esso. L’uomo, infatti, con la sua fantasia sconfigge la monotonia della quotidianità, creando altri universi che si distaccano totalmente dalla frustrazione che può risultare dalla routine. Un’operazione che non è semplice per chi scrive come lo è in apparenza per chi legge, che si immedesima nel protagonista e si trova a vivere fra le pagine del volume. All’interno di questa concezione, dunque, si inizia a dubitare anche della letteratura che nella sua intesa con il gioco non smette mai di affermare e di parlare. Va segnalato, comunque, un cambiamento di rotta da ciò che è stato in passato a ciò che percepiamo oggi, così com’è avvenuto un distacco del lettore dal libro.
I poeti sono come farfalle perché hanno a che fare con l’effimero e anche con la bellezza. Per vincere il trionfo della morte ci vuole un altro trionfo che è quello che crea l’arte, che è poi sapienza, inventiva e gusto della parola. Questa visione presente in Gozzano – e di cui Stassi si serve nel suo ultimo libro – trae estremamente spunto dal passato. Ogni libro, dicevamo, cerca la sua base in un grande classico, un’esperienza, un ricordo, che spesso associamo a quella storia che ci ha in parte cambiato e che continua a riecheggiare dentro di noi. Come affermava Jean-Paul Sartre, i libri sono stati i miei uccelli e i miei nidi, i miei animali domestici, la mia stalla e la mia campagna; la libreria era il mondo chiuso in uno specchio; di uno specchio aveva la profondità infinita, la varietà, l’imprevedibilità.